Sono uno che legge

Ho iniziato a quattro o cinque anni leggendo i fumetti di guerra, le didascalie e i dialoghi di Grandhotel, Tex e Zagor. Ho consumato il numero 114 di Tex, che non iniziava e non finiva, leggere più tardi il 113 e il 115 non ha aggiunto più di tanto. Avevo i racconti di Tolstoj ma non mi piacevano, ho letto I quindici e Ivanhoe. Ricordo poco, però era bello, e sapevo che in qualche modo c’entrava Robin Hood che ogni tanto era su Topolino. Che Rodari fosse bravo lo ho scoperto nell’antologia delle medie, e già allora ero più interessato alla sua vita che alle fiabe. E sempre alle medie, Rigoni Stern è arrivato alla fine a baita, e io avrei voluto sapere come Il sergente nella neve avesse fatto (che ci fosse il seguito lo ho scoperto tanti anni dopo). Ricordo un Giovanni Arpino e un ragazzo che si è fatto l’Italia a piedi, ad Arpino non ho mai dato seguito. La prima grande sorpresa è avvenuta più tardi, il professore di italiano in terza o quarta superiore ci aveva detto di comprare tre libri di Calvino , io sono andato alla libreria Tarantola a comprare “tre libri di Calvino” , la signora mi ha guardato male (“a caso?” “Ehm”), però alla fine è stata davvero preziosa e gentilissima, mi ha fatto scoprire Le città invisibili, gli altri non li ricordo, comunque di sicuro fece una selezione bellissima. Lì ho scoperto che un autore bravo è capace di scrivere libri uno diverso dall’altro, nessuno me l’aveva detto e le antologie non aiutano.

Molto più tardi sono stato Philip Marlowe di Raymond Chandler. Secondo me era bravo, e anche secondo Oreste del Buono: lui nell’introduzione de Il Grande Sonno dice che ha scritto una lettera anonima firmata col suo nome e cognome, anonima perché oltreoceano non lo conosceva nessuno e lui voleva farlo rivalutare. Lì ho scoperto che ci possono essere appendici più belle del libro, come Le postille al nome della rosa di Eco, fondamentale più de Il nome della rosa. Ancora Eco, le mille stratificazioni del Pendolo di focault le ho rilette decine di volte (non mi pare di esagerare, per un periodo ho letto solo quello): “pim!”

Ho deciso anche che sarei stato come Pepe Carvalho, e i suoi mari del sud. Mi manca praticamente ogni caratteristica necessaria tranne la passione per la lettura, quindi niente da fare. Però un caminetto lo potrei ancora comprare. E comunque con Vazquez Montalban sono stato anche Borgia , Cesare o nulla, e ho apprezzato la cerebralità dei suoi Eric e Enide. Era un grande, Manuel.

Non ricordo quando, il grande choc del Muro di Sartre. La nausea, meno. Chissà a rileggerli come sarebbero. Forse in quello stesso periodo, un po’ prima forse mi ero intestardito che volevo un libro intero di poesie di Montale, gli Ossi di seppia. Il bello è capire che già allora volevo i libri interi, come oggi gli album di dischi e non o singoli, il brutto è che era certamente una lettura troppo precoce, ricordo poco e poesie non ne ho più lette. Se le trovo fra le pagine dei romanzi, le salto. Chissà perché.

Mi sono immerso nel mondo fantastico di Gödel Escher Bach, e condividevo con la zia, che me li regalava, i libretti di Brunella Gasperini, che brava. E fino a ieri che ho guardato Wikipedia pensavo che Le orecchie della giungla di Pier Boulle con i suoi eroi vietnamiti fosse il prezioso libro di uno sconosciuto, scopro adesso che è l’autore del Pianeta delle scimmie e del Ponte sul fiume kwai, ho sempre avuto certezze in attesa di essere smentite. Del Vietnam ho letto e riletto anche un libro (che parteggia per la legione… ) su Dien Bien Phu e ne ho tratto la certezza su quale sia la parte da cui bisogna stare – ed è strano perché il libro dice che gli eroi erano i francesi, boh .. (adesso mi viene in mente che c’è pure Giai Phong di Finardi nella mia testa, ma quella la ho scoperta pochi anni fa, e quindi chissà ..)

C’è qualcosa che proprio ho odiato? Ah sì , DeCarlo, o Due di due o Di noi tre quando uno che non ha i soldi per un cappuccino il giorno dopo compra un biglietto aereo per il Perù o giù di lì e io volevo tirare il libro dalla finestra. Magari poi lo rileggo e non era proprio così ma non troverò il tempo. Anche l’anatomopatologa che non ricordo come si chiamasse, che odiosa. Però sono tanti di più quelli che mi hanno fatto compagnia, Van Veeteeren e la sua libreria dopo la pensione e tante altre serie. Le serie, le biografie, le autobiografie, e le storie di persone particolari, Il mio nome è Asher Lev del rabbino Potok, e di Amos Oz ho cercato a lungo altro che eguagliasse Una storia di amore e di tenebra ma non l’ho trovato. Mi piace vivere le vite degli altri attraverso i libri, alla fine.

01/03/2025



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